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El patronato

 

 Altro luogo che occupa un posto particolare nella memoria di noi vecchi ragazzi di Cave è "el patronato". Già con l'arrivo di Don Attilio Brotto come cappellano a Cave, le quCave 1950attro stanze prese in affitto da Antonio Busetto diventano il luogo principale di ritrovo ed aggregazione di ragazzi grandi e piccoli.

Siamo nel 1951, oltre alle obbligatorie funzioni religiose ("messa, dotrina, funsìon" è il gioco all'aperto l'occupazione principale.  L'immagine ripropone l'area prospicente la "canonica" e dà l'idea della frenetica attività di gioco. I giochi con le palline (di terracotta vivacemente colorata) erano molto diffusi (tre cecoe, mesa-luna, pałancheta) anche per la superficie non molto vasta che richiedevano.

 

Chiesa di Cave - 1957Con la costruzione della nuova chiesa ed annessi canonica e patronato (1957), il centro di aggregazione si sposta dalla crosara nelle nuove strutture.

 Non c'era la televisione, nè il computer, nè la play-station. Non si andava in ferie. I più (s)fortunati andavano in colonia, si viveva e si giocava in strada.

 Il nuovo Patronato diventa riferimento di tutti i ragazzi. Nel periodo estivo ci si passava praticamenteInterno patronato  tutta la giornata.

  La sala interna, nei mesi invernali, ospita i nuovi giochi ( ping- pong, calcio balilla "el biliardin", ma l'attività principale si svolge all'esterno.

 Finalmente un campo di calcio vero. Interminabili le partite; si giocava anche 20 contro 20 e vinceva la squadra che segnava per prima i 21 goal, per poi ricominciare. Il campo di calcio, su cui non poteva crescere un filo d'erba, nel periodo estivo era ricoperto da uno spesso strato di polvere.

 Durante le interminabili partite succedeva che i difensori sistemassero dei mucchietti di polvere al limite dell'area di rigore che venivano presi a calci quando gli attaccanti avversari si avvicinavano o che gli stessi attaccanti venissero bersagliati con i sacchetti vuoti dei ghiaccioli (ai gusti menta, limone, arancio, costo £ 10) riempiti di polvere. In poche parole l'area scompariva in uno spesso polverone.

 

Calcio in invernoBen diverso lo stato del campo in autunno-inverno, come documentato nella foto. Si narra di una partita interrotta per la ricerca di una scarpa di Rampazzo Renzo scomparsa nel fango.

 Nel nuovo patronato un paio di stanze erano state trasformate in aule scolastiche in quanto la scuola elementare Edificio Vecchio non era sufficiente a contenere il numero di alunni. Una di queste aule veniva utilizzata anche come spogliatoio per noi giocatori di calcio dell'allora Splendor Cave. Ricordo una furiosa litigata tra la mestra Cosentino e Don Attilio un lunedì mattina, per l'aula ridotta ad un letamaio, dopo che ci eravamo cambiati al termine di una partita giocata nel campo ridotto ad una risaia.

 

 Non c'era solo il calcio, però. Oltre ai già menzionati giochi con le palline, "el pindoło" e "el mago" erano i più frequentati.

In particolare "el mago" innesca il commercio delle figurine; "'nà scajeta fortunea" poteva valere anche 100 figurine. Il colpo del campione era "eà bota-resta"; il tiratore colpiva con la propria "scaja" il mago (di solito un mezzo mattone) allontanadolo che si fermava sopra il mucchio di figurine vincendole tutte.

 

Oltre comunque al patronato, l'altro spazio dedicato al gioco era la strada. I giochi più comuni "scałon, salto dea corda, tegna a corere, tegna alta, quatro cantoni, musseta, quercieti, corsa coi serci " ci impegnavano per ore, fino al reiterato richiamo delle mamme per il rientro a casa per la cena. Subito dopo si usciva per giocare a "cuco", gioco notturno per eccellenza, o a caccia di lucciole, oggi scomparse, o molto spesso in giro a rubare frutta (di solito uva).

 

 Con la prima asfaltatura delle strade e in particolare il piazzale attorno alla chiesa, inizia l'attività di costruzione dei "caretini" formati da alcuni pezzi di tavola con due ruote (cuscinetti a sfere) posteriori ed una anteriore centrale inserita in una specie di sterzo fissato alla struttura portante con un bullone. Il "caretino" veniva trainato da una o più biciclette (fino a quattro) è l'abilità del conducente consisteva, nelle curve fatte in derapage, nel non far ribaltare il mezzo evitando cadute rovinose (spellatura di mani, gomiti e ginocchia e distruzione di braghe, magliette e camicie). La costruzione dei "caretini" era di una certa complessità ma la capacità manuale di noi ragazzi era notevole (eccelleva comunque Franzoso Paolo, detto "Pali", il bombarolo).

 

 Capacità che trovava un altro filone costruttivo nella fabbricazione delle "armi" (archi, freccie, fionde, cerbottane, spade) usate nelle battute di caccia (e buse dee bombe) o negli scontri tra bande (quea dee 4 stradee, de Via Pacinotti, de Via Tazzoli). Per la costruzione degli archi si usava "eà sanzana", un arbusto noto per la sua flessibilità.

 

 Oltre all'attività ludica, molti di noi erano anche impegnati, nella preparazione di due eventi che coinvolgevano l'intera comunità di Cave: la Festa dei ragazzi, che si svolgeva, e si svolge tutt'ora nella prima settimana di Settembre e il Carnevale.

 

La Festa dei Ragazzi

 

1957 - la 1a Festa dei ragazzi  Dalla Cronistoria, Don Attilio scrive:
"Settembre 1957. Fervono i lavori per la prima festa dei ragazzi. Ora c'è il patronato. Deve riuscire una vera manifestazione di giovinezza sana, pura e allegra. Con i ragazzi, sono presenti tutti. Giochi, competizioni. Giorno indimenticabile. Chiesa zeppa. Il Parroco, parlando della finalità della festa, stabilisce che venga celebrata ogni anno a chiusura delle vacanze, per dare sempre maggior incremento all'attività del patronato, così necessaria". (segue...)

 

Il Carnevale

Carnevale a Cave  L'altro evento che conivolgeva l'intero quartiere, forse anche più della Festa dei Ragazzi, era il Carnevale. Per l'ultimo giorno di carnevale "el martedì grasso" tutta la "contrada Cave", ragazzi ma sopratutto gli adulti, erano coinvolti nella preparazione della grande festa. Ogni strada si organizzava per la creazione dei carri e delle singole maschere. I carri più elaborati erano delle vere e proprie opere di ingegneria che richiedevano settimane per la realizzazione. (segue...)

 

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